___ | Turismo/Cultura/Cenni Storici
Montepiano e’ frazione del Comune di Vernio che registra un totale di 5.526 abitanti, il più settentrionale della provincia di Prato. È situato presso la grande curva del fiume Bisenzio, e comprende le valli del Fiumenta, del Carigiola (entrambi affluenti del Bisenzio) e la parte iniziale della valle del Setta, affluente del Reno (Italia). Il territorio comunale è attraversato perciò dallo spartiacque appenninico. In epoca Romana e per tutto il Medioevo una delle principali strade che collegavano il Pratese al mondo padano risaliva la stretta valle del Bisenzio sino al valico di Montepiano seguendo quella sorta di via naturale tracciata dal fiume e già usata in epoca pre- I primi insediamenti di cui si ha notizia nella valle del Bisenzio furono probabilmente realizzati dai romani che li affidarono a coloni assegnatari di terre contese ai Galli; tra questi insediamenti possiamo trovare le origini di Vernio, dove si suppone svernassero le milizie romane dirette nella Gallia Cisalpina, il cui nome deriverebbe appunto dall’espressione “hibernia” (accampamenti invernali) oppure dall’espressione “verus” (primaverile). Le invasioni barbariche e la frammentazione dell’impero romano favorirono il popolamento della vallata, i longobardi, scesi nella valle del Bisenzio dopo il 570 d.c., furono espressione di un modo di vita profondamente legato ad allevamento e pastorizia, allo sfruttamento delle risorse del bosco e in particolare alla castagna, frutto quest’ultimo ancora oggi profondamente legato alla tradizione della zona. Il Medioevo dei potenti e dei sottomessi, dei feudatari e dei sudditi, comincia con i Longobardi ed in particolare con la dinastia dei Cadolingi ai quali l’imperatore Berengario assegna le terre migliori (in particolare la zona di Cavarzano), che essi fanno subito fruttare, fissando canoni ed obblighi per i contadini liberi. Nel territorio di Vernio, i conti Alberti, chiamati i “Conti Rabbiosi” per la prepotenza, gli intrighi e i delitti che caratterizzarono il loro dominio, crearono un controllo militare che aveva come epicentro la Rocca, la quale insieme ad una estesa rete di fortificazioni disposte in maniera strategica lungo la valle del Bisenzio, consentiva di segnalare l’arrivo dei nemici ed ogni movimento di chi saliva verso i valichi dell’Appennino Pratese. Nell’XI secolo viveva nella zona un “romito”, il beato Pietro, la cui santità e una serie di eventi prodigiosi attrssero un gruppo di religiosi e laici. Questi fondarono, intorno al 1095, un piccolo monastero nei pressi di Montepiano, del quale Pietro fu il primo abate. Secondo la tradizione i due prodigi più noti si svolsero presso la Fonte al Romito, sul sentiero per l’Alpe di Cavarzano, un tempo meta di processioni, oggi di escursioni turistiche. L’altro miracolo, riproposto in un tabernacolo ottocentesco presso la fonte, fu la trasformazione dell’acqua della sorgente in vino, per dissetare uno dei conti Cadolingi. Nel corso del XII secolo si formarono vari piccoli comuni rurali nel feudo degli Alberti, contrastato dal giovane Comune di Prato, che spinse il proprio confine fin sopra Vaiano, mentre si consolidava sul territorio un’organizzazione in “popoli”, o ville, dotati di chiese dipendenti dalle pievi di Filettole, Usella, Sofignano, Montecuccoli, Sant’Ippolito. che succedettero nel XIII secolo ai Cadolingi,sintomo di una diminuita potenza di quella famiglia, che dalla fine di quel secolo alla seconda metà del Trecento smembrò i suoi possessi vendendo Vernio ai Bardi, Castiglione ai Pepoli, Mangona e Cerbaia a Firenze, Cantagallo, Luicciana e Migliana a Pistoia. Nel 1332 quindi, il feudo di Vernio, passa dai Conti Alberti al casato fiorentino dei Bardi, che tra la fine del Duecento e la prima metà del secolo successivo aveva dato vita ad una grande compagnia mercantile e bancaria, grazie alla quale, aveva ottenuto una posizione di primo piano nella vita politica ed economica della città. Proprio le straordinarie risorse, consentirono a Piero di Gualterotto dei Bardi di acquistare da Margherita degli Alberti, per un prezzo di 10.000 fiorini, un vasto territorio comprendente S. Ippolito, sede di un’antica pieve e Costozze, su un colle soleggiato e sulla strada che collegava S. Quirico con Maciano, Saletto e Montecuccoli. Davanti a Costozze un’altra collina, Poggiole, dominava il nuovo insediamento di Mercatale, destinato ad assumere un ruolo importante come luogo di Fiere e di scambi commerciali fin dal tardo medioevo e deposito di legname delle abetaie di Montepiano, in attesa che esso fosse gettato in Bisenzio, per condurlo a Prato per fluitazione. Questa era anche la zona più adatta per il sorgere delle prime attività industriali del feudo (mulini idraulici e gualchiere) e per gli stabilimenti tessili che sorsero qui circa un secolo fa (tra cui la fabbrica Meucci oggi destinata a museo e centro conferenze). Sulla strada di Montepiano, Sasseta era un insediamento di case sparse, abitate per lo più da pastori che vivevano di transumanza, trascorrendo la loro vita tra l’alpeggio estivo sul poggio di Mezzana e sul Castellare e gli inverni passati nell’accogliente Maremma. Luciana, sorse proprio davanti a Sasseta, sull’altra sponda del Fiumenta, in una posizione geografica favorevole e solare, dominata da un monte su cui sorgeva una torre ed una dimora signorile oggi scomparse. Capoluogo di questo piccolo stato, fu senza dubbio S.Quirico, ove verso la metà del 1600 i conti di Vernio avevano trasferito la loro dimora, nel palazzo detto il “Casone” (oggi sede del Municipio), fatto edificare dal Conte Ridolfo e da dove amministrarono i loro possedimenti fino al 1798 anno della loro deposizione. Una personalità che si distaccò dalla vita e dai costumi degli altri Bardi, fu il conte Ridolfo, uomo erudito e generoso, che sensibile alla sorte infelice dei propri sudditi pensò di alleggerirne le sofferenze, lasciando loro, con testamento del 17 Febbraio 1693, tutto il suo vasto patrimonio, istituendo l’Opera Pia di S. Niccolò di Bari, che aveva la tutela e l’amministrazione dei beni acquisiti. Verso il 1780, regnando in Toscana Pietro Leopoldo – Con l’avvento delle idee rivoluzionarie francesi, seguite dalla Campagna in Italia di Napoleone Bonaparte, si venne a formare, nel Maggio 1797, la Repubblica Cisalpina. Obiettivo di essa era di abolire il feudalesimo ove ancora esistesse e, con decreto del 20 Fruttidoro – Nel 1802 Napoleone, sotto la spinta del nascente sentimento italiano, mutò il nome di Cisalpina in Repubblica Italiana e, il 26 Maggio 1805, in Regno Italico. Nel 1811 Vernio veniva staccato dal regno e riunito al Dipartimento dell’Arno che faceva parte dell’Impero Francese. Con la caduta dell’Impero Napoleonico il Congresso di Vienna, con atto del 9 Giugno 1815, annetteva Vernio al Granducato di Toscana. Finalmente trovata una certa autonomia si aprirono anche per Vernio le premesse per inserirsi nello sviluppo economico e politico nazionale che portarono all’unità d’Italia, in particolare la possibilità di sfruttare le acque del Bisenzio favorì l’insediamento di numerose fabbriche tra cui carbonizzi come il Meucci a Mercatale e ditte tessili che videro nella produzione di tappeti orientali dello stabilimento Peyron del Mulinnovo la loro massima espressione nel territorio del comune. Nel primo trentennio del ‘900 e specialmente nel decennio 1924/1934, la costruzione della Grande Galleria dell’Appennino lunga 18 chilometri sulla Direttissima Firenze- A partire dall’inizio del secolo la zona di Montepiano viene indicata, come luogo di riposo e di villeggiatura montana per le famiglie della ricca borghesia, che cominciano ad avviarsi verso un percorso cittadino e industriale. Nell’ultima guerra Vernio come molti altri paesi dell’Appennino tosco- Nel 1950 la crisi dell’agricoltura ed il crollo del sistema mezzadrile cambiarono profondamente l’aspetto della vallata: scomparvero le grandi fattorie e la figura stessa del contadino. Grossi mutamenti si ebbero infine anche nelle grandi fabbriche tessili della vallata, che chiusero i battenti, per lasciare il posto a piccole unità produttive (lo stanzone dei tessitori a conto terzi). Ai giorni nostri resta cmq immutata la bellezza del paesaggio e la genuinita’ dei prodotti dell’aria e dell’acqua dovuti all’alta quota. La zona e’ meta di visite ai monumenti locali o atte a soddifare le passioni sportive come la Pesca in acque dolci grazie ai numerevoli fiumi e corsi d’acqua presenti nel territorio o la Caccia grazie alla vasta superfice boschiva che viene costantemente ripopolata. Il periodo autunnale e ideale per chi adora cercare funghi presenti in questa terra numerosi e di ottima qualita e con l’arrivo della primavera e dell’estate chi pratica trekking trova in questo territorio l’ambiente ideale per questo sport. |
___ |